LE INTERVISTE DI CARLO NARDI

UN’ALA, UN “TABU”, TANTI GOL…ED UNA TIRATA DI ORECCHI!

Prendete nota perché quello di cui vi parlerò adesso era un attaccante talmente veloce che rischiate di non fissarne i connotati. Enrico Tassi, classe 1955, la ’Freccia di Amandola’, di mestiere faceva goal e ne faceva a bizzeffe con il suo socio Giorgio Buffone, ancora più avvezzo di lui a gonfiare le reti avversarie. E’ rimasta la coppia più prolifica dell’attacco osimano perché ben assortita, con Tassi smilzo e scavato, agile come una gazzella e sgusciante come un’anguilla e Buffone altrettanto agile, ma più piazzato e più strutturato per combattere nelle aree avversarie e raccogliere i cross dell’amico e collega. Tassi-Buffone abbreviato fa “TaBu” perché questo era per gli avversari: un vero tabù affrontarli ed un reale rompicapo fermarli. Prendevi uno, scappava l’altro, come in una sorta di ‘guardie e ladri’ dove i nostri due attaccanti erano i fuorilegge delle aree avversarie e dove il gol era il loro bottino preferito da consegnare ad una tifoseria sempre più ricca di soddisfazioni.

Enrico Tassi lo abbiamo ancora nel cuore noi che abbiamo vissuto quei tempi perché quando partiva palla al piede con le squadre avversarie scoperte a pressare l’Osimana, già sapevi che sarebbe stato gol: c’erano da aspettare solo quei pochi secondi (veramente pochi) che lo separavano dalla porta avversaria. Sgusciava imprendibile ed il marcatore di turno, senza quasi capire come, se lo trovava due metri dietro le spalle, palla al piede ed ormai irraggiungibile. E se non segnava lui, appoggiava al più libero Buffone e si andava insieme a festeggiare sotto la curva degli Ultrà.

Lo raggiungo al telefono ed è quasi sorpreso, non ci crede e si emoziona. Non vi nascondo che un accenno di groppo viene anche a me quando gli dico che neanche si immagina quante volte che mi ha fatto gioire.

Sabato derby con l’Ancona: quanti ricordi, quante sensazioni.

Ed anche qualche gol, ovviamente in contropiede. Ricordo tra i difensori avversari, Capra che marcava più spesso Giorgio (Buffone), ma che qualche volta seguiva anche me. Era forte, erano bei duelli.

Raccontaci qualche aneddoto legato al derby.

Il più caratteristico riguarda un’amichevole di pre-campionato nel primo anno di C2: Di Giacomo aveva deciso di far giocare Bertini reduce da un infortunio, magari anche solo per 15 minuti. Arrivati al momento del cambio Bertini non ne voleva sapere di uscire e diede le spalle al Mister fingendo di non essersene accorto. Ricordo che il gioco non riprendeva e tutti lo sollecitavamo invitandolo ad andarsene. Alle reiterate resistenze vediamo partire Di Giacomo furente dalla panchina, raggiungere Bertini, prenderlo fisicamente per un orecchio ed accompagnarlo negli spogliatoi, che allora erano sotto la tribuna centrale, prima della ristrutturazione. Un altro aspetto del derby, meno campanilistico, ma sempre indimenticabile.

Poi una serie di non ricordo dettati da una malcelata emozione che ancora lo attanaglia ma che ce lo fa sentire ancora più vicino. Grazie Enrico: i tuoi quattro anni ad Osimo, dalla ‘D’ alla ‘C2’, e chi se li scorda più!

 

Carlo Nardi

Di admin