MANUEL DELL’AQUILA:  IL NOMADE DEL GOL ED IL SUO SOGNO NEL CASSETTO

Manuel Dell’Aquila, nato a Roma 34 anni fa, è un nomade del calcio. Insomma sia per il ruolo che ricopre e per come gioca, una sorta di Ibra in salsa marchigiana, visto che dalla città natia si spostò nelle Marche per giocare nella Sangiustese già da ragazzino. Poi una vita nel calcio tra serie D, Eccellenza e Promozione durante la quale non ha mai perso il vizio del gol con un bottino di tutto rispetto: 141 marcature tra Osimana (8 le reti messe a segno in questo campionato), Sangiustese, Corridonia, Castelfidardo, Matelica, Montegranaro ed infine Tolentino dove, fino all’anno scorso, era addirittura capitano. Si perché Manuel, Capitano lo è anche se non indossa la fascia e affronta gli avversari in campo come affronta la vita: a testa alta e guardando il futuro negli occhi. 

“Non ho mai rinunciato alle mie responsabilità. Mi piace mettermi in gioco e metterci la faccia. Sono fatto così: ho sempre parlato chiaro con tutti e non mi nascondo.”

Allora dicci chiaramente, cosa rimane dopo la bella prestazione di Ancona?

Rimane la consapevolezza di aver giocato alla pari con una, anzi, vista l’abbondanza, due squadre di categoria superiore. Per 70 minuti siamo stati al loro livello se non migliori, poi la tecnica, la forza, l’esperienza di giocatori come Mastronunzio, Jachetta, Colombaretti, Lori, solo per citarne alcuni, hanno fatto la differenza. Sia chiaro – continua schietto il Bomber – Quando prendi gol la colpa è solo tua e quando dico tua dico che può essere anche dell’attaccante che non ha disturbato troppo chi imposta da dietro. Ma gli errori ci stanno, così come ci stanno gli errori arbitrali sui quali è inutile attaccarsi.”

Da giocatore esperto ti sottopongo una riflessione che ti riguarda e che è sfuggita ai più: i due marcatori del derby di domenica scorsa rispondono ai nomi di Cerbone e Mastronunzio che fanno quasi 80 anni in due. Consentimi anche se sei più giovane, cos’avete dentro, qual è la molla che vi rende ancora protagonisti?

Parte da dentro. Viene dall’ambizione di far bene il tuo dovere e non è solo questione di soldi. E’ l’amore per questo gioco, è la spinta a migliorarsi senza mai pensare che sei arrivato. E’ il pubblico che ti viene a vedere. Altrimenti come ti spieghi che uno come il ‘Mastro’ che ha giocato in serie A e B, ancora si danna l’anima come un matto in Promozione? Poi ci vuole anche una vita da atleta che prevede sacrifici, allenamento e dedizione. Un mix di fattori dove un ruolo importante lo svolgono anche le tecniche di allenamento che consentono un importante allungamento della ‘vita’ agonistica.

Parliamo della situazione dell’Osimana: mancano dodici partite; praticamente dodici finali per non perdere la speranza play-off.

Non mi piace fare conti a questo punto del campionato. I conti si fanno alla fine o comunque quando mancheranno due o tre gare. Adesso stiamo concentrati. Per noi i play-off sono ancora un traguardo e la prestazione di domenica, ma in generale tutte le prestazioni fatte contro l’Anconitana, ci dicono che ce li meritiamo, quindi testa bassa e concentrati sul pezzo.

Il calcio ti ha dato grandi soddisfazioni: hai ancora qualche sogno nel cassetto?

Certo! Voglio superare i 150 gol e voglio farlo il prima possibile! Ne mancano 9…

 

E ci auguriamo tutti che siano quelli utili ai Giallorossi per raggiungere i Play-Off.

 

Carlo Nardi

 

Di admin