IO L’HO VISTA COSI’: DI CARLO NARDI

AL DIANA IL GIORNO DI CANDELORA:” DELL’INVERNO SEMO FORA?”

“Il calcio è strano Beppe” ripete spesso Canessa gracchiando la ‘r’, durante le telecronache delle partite allo “Zio” Bergomi. “Il Calcio è strano, Peppe” ripetiamo noi al “Peppe” di turno che ci legge  perché il viaggio all’inferno e ritorno, durato 45 minuti, ce l’ha paradossalmente causato la squadra della città simbolo mondiale della Chiesa (vatti a fidare dei preti!). “Il calcio è strano, Peppe” perché pensi che ogni azione sia unica ed irripetibile ed invece quel diavolo di Degano ed il suo Mefisto Tantuccio, riescono a ripetere con la stessa dinamica, gli stessi tempi e lo stesso sviluppo, le due azioni del doppio vantaggio, perché appunto “errare è umano, ma perseverare è diabolico”. Punizione dalla trequarti di destra dell’attacco degli ospiti, “sciabolata forte” (come direbbe in un’altra telecronaca Sandro Piccinini), di Degano che Tantuccio in rincorsa sul secondo palo, infila di testa sotto la traversa della porta giallorossa.  Questo accadeva al 6’ del primo tempo, ma siccome qualche sostenitore ospite era arrivato tardi, si replicava al 37’ esattamente con le stesse modalità, giusto per non dire che tra gli spettatori ci sono figli e figliastri. Una situazione a metà tra un film dell’orrore ed un ricorso alla V.A.R. non segnalato dall’arbitro e del quale i locali avrebbero volentieri fatto a meno. Ad evocare lugubri scenari ci si mette ancora una volta l’assistente di linea che, un minuto prima del raddoppio ospite, trova il modo di agitare la bandierina come l’aspersorio di incenso intorno alla bara durante un funerale, ed annulla inopinatamente il gol del pari di Dell’Aquila. Il fischio dell’arbitro risuona come le lugubri note del ‘De profundis’ sulle spoglie giallorosse ormai colpite a morte dopo il raddoppio ospite, ma…

…Ma come nei migliori film e dopo un esorcizzante rosario recitato dal Mister negli spogliatoi, l’Osimana torna in campo rinvigorita e consapevole delle propria forza. Si ricorda che è il giorno della “Candelora” e che, come recita la popolare cantilena, “dell’inverno semo fora” . Così dopo “la pioggia ed il vento” del primo tempo uno squarcio di sole riscalda il giallo ed il rosso dei cuori osimani e la truppa agli ordini di Mister Mobili si riversa armi, bagagli ed aspersori, nella metà campo avversaria per restituire le cortesie non richieste. Fioccano le occasioni e nel giro di 8 minuti, tra il 5’ ed il 13’ Dell’Aquila e Cerbone ristabiliscono la parità, anche in questo caso con azioni molto simili sviluppatesi sulla destra e concluse in rete di testa dall’area piccola, perché anche i giallorossi ci tengono ai propri tifosi. Questi,  per la verità, avevano iniziato a rumoreggiare con un ‘responsorio’ non certo da oratorio, visto il doppio svantaggio. Precedentemente Cerbone aveva mancato il gol dopo appena due minuti, rimarcando una superiorità fisica e caratteriale che durerà per tutto il secondo tempo. L’Osimana sembra avere ora la possibilità di ribaltare il match perché gli ospiti sono sulle ginocchia come pellegrini di fronte alla Santa Casa. Ma qualcuno lassù dice che può bastare così. L’Osimana continua a dominare il gioco ma affievolisce la spinta necessaria a completare la rimonta fino alla vittoria. Il Loreto è poca cosa, ma i lanci di Degano a cercare Spagna ed il campo scivoloso, perché  ancora “piove e tira vento e dell’inverno semo drento”, potrebbero riservare drammatiche sorprese ai giallorossi. Tutto sommato va bene così ad entrambe le squadre e si va verso la fine della ‘funzione’ senza particolari apprensioni. “L’Ite Missa Est” fischiato dal celebrante, Sig. Stachura di San Benedetto, dopo 4 minuti di recupero, mette fine ad una ‘cerimonia’ comunque emozionante ma dalla quale forse l’Osimana sperava di uscire con una piena assoluzione.

Rendiamo grazie a Dio (per come è finita) e sotto con l’Olimpia.

 

Carlo Nardi

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