E così, dopo 10 anni è arrivata la mia prima espulsione. Dispiace aver perso l’illibatezza, ma non ho resistito nel trattenere il mio pensiero, anche se non con toni aggressivi come si potrebbe pensare. Era cominciata come sempre, firmando la consueta distinta. Poi è arrivato l’ispettore di campo, che mi ha chiesto le generalità ed il documento, oltre a quello di tutti gli addetti al lavoro del campo. Dopo 10 minuti, mi ha richiesto le generalità ed il documento. Ok, ci ridiamo su. Inizia la partita ed il quarto uomo mi manda a chiamare dalla mia posizione dietro la porta, per sedermi in panchina (lasciando nello stesso posto un dirigente avversario neanche in distinta). Seguo la partita in relativo silenzio, assistendo e questo mi dispiace molto, ad un atteggiamento aggressivo ed anche arrogante del quarto uomo nei confronti dei miei ragazzi e tecnici, che faceva contro altare a quello pacato ed amichevole con gli avversari, che trattavano fondamentalmente gli stessi argomenti. È uscita anche la frase: “Buonaventura lo conosco bene, fin dai tempi di Rimini. È uno che si butta”. E se è uscita lì, sarà uscita anche nello spogliatoio della terna? Poi assisto alla direzione di gara, al rigore clamoroso non visto. Penso sinceramente alla sfortuna dell’ennesima svista. Poi, quando neanche ci penso più, eccoti la follia del rigore contro. Non un rigore in una giornata qualsiasi di campionato, dove già perdevi e la perdi definitivamente, ma determinante in un doppio confronto, dove ogni gol vale peraltro doppio. Un rigore che andava pesato e che può incidere nel lavoro di un gruppo di ragazzi, una Società ed una tifoseria encomiabile che ha riempito lo Stadio Diana anche in un giorno feriale. Mi sono sentito di esprimere ciò che pensavo, prima al quarto uomo, che mi ha chiesto con la solita arroganza se volevo essere espulso. Alla mia risposta affermativa, dopo reiterati tentavi, finalmente è riuscito a farsi vedere dal direttore di gara, che finalmente giunto con il relativo cartellino rosso, ha potuto ascoltare, sempre con modi pacati, il mio pensiero. Nel viaggio verso l’uscita, passo davanti a giocatori avversari che stavano scaldandosi nei pressi del segnalinee. Mi viene spontaneo dire loro: “scusate, ma come si fa a dare un rigore simile” e loro: “il vostro era netto”. Mi viene da pensare, ma se lo hanno visto loro, com’è possibile che non l’abbia visto l’assistente? Finisce la partita ed eccoti come consueto arrivare gli ispettori degli arbitri, che con il fare simile al quarto uomo avevano irritato anche un altro nostro Dirigente, solitamente buono e pacato. Questo si rivolge a me e mi intima di “chiamare il 118”. Il 118? Al che, tra riso e rabbia mi sono detto: ma chi mi hanno mandato oggi?

CAPITOLO ERRORE TECNICO

Nella tarda serata, cominciano ad arrivarmi chiamate da giocatori, tecnici, tifosi, circa il possibile (direi anche per certi versi certo) errore tecnico dell’arbitro e conseguente ripetizione della gara. Nel video si sente chiaramente il fischio del direttore di gara per riprendere il gioco ed il giocatore dell’Atletico che tocca più volte la palla con i piedi e poi l’aggiusta con la mano (oltre all’inesistente fallo che genera la punizione ed il successivo quanto surreale rigore concesso). È usuale vederlo, ma ad essere pignoli è di fatto un errore tecnico, che l’arbitro ha visto perché nel video si vede chiaramente che si gira e guarda in quella direzione.

CAPITOLO RICORSO

Mi assumo tutte le responsabilità, con profondo dispiacere per la nostra gente, i miei calciatori e tutti i tecnici e Dirigenti. Le partite si vincono sul campo, non nelle aule del Tribunale. La “mia”, “nostra” Osimana, rispetta i verdetti del campo e l’avversario. Noi andremo a Massa Martana a riprenderci il nostro sogno, con tutto quanto abbiamo in corpo, mente e con l’aiuto della nostra gente che siamo sicuri ci accompagnerà come sempre nell’impresa.

CAPITOLO CHIUSO

Con questo e da oggi, il capitolo è chiuso.

Di admin